mercoledì 6 luglio 2011

Spesa delle famiglie in Italia

(ASCA) - Roma, 5 lug - Consumi sostanzialmente piatti per le famiglie italiane nel 2010 rispetto all'anno precedente. L'anno scorso - rende noto l'Istat - la spesa media mensile per famiglia è stata pari a 2.453 euro, con una variazione rispetto all'anno precedente di +0,5%. a (+1,5%). Differenze notevoli invece dal punto di vista geografico.
La Lombardia si conferma la regione con la spesa media più elevata pari a 2.896 euro al mese, seguita da Emilia-Romagna (2.885) e Veneto (2.876). Fanalino di coda, ancora una volta, la Sicilia con una spesa media mensile (1.668) di oltre 1.000 euro inferiore a quella delle regioni con la spesa più elevata. Queste differenze si riflettono anche nella composizione della spesa.

In tutte le regioni del Mezzogiorno alla spesa alimentare viene destinato oltre un quinto della spesa totale (in Campania, Sicilia e Calabria tale quota di spesa rappresenta più di un quarto), mentre nelle regioni del Nord la quota di questa voce è inferiore a quella media nazionale, fatta eccezione per la Liguria (19,7%) dove è elevata la presenza di popolazione anziana. In generale, le regioni con i livelli di spesa più bassi mostrano quote di spesa più contenute per altri beni e servizi e per tempo libero e cultura: tali spese, complessivamente, rappresentano il 10,3% della spesa totale delle famiglie siciliane, contro circa il 17% di Piemonte e Trentino-Alto Adige. A livello nazionale risultano in calo le spese per parrucchiere e centri estetici, viaggi, arredamento per la casa mentre aumentano quelle per scuola e sanità. I maggiori esborsi sostenuti per visite mediche, dentista, esami radiologici ed ecografici hanno determinato, in particolare nel Centro-nord, l'aumento della quota di spesa totale per servizi sanitari, mentre sono le spese per televisore e abbonamenti a radio, tv e internet (presumibilmente legate all'evento calcistico dei mondiali) ad aver contribuito, soprattutto nel Nord, all'aumento della quota per tempo libero e cultura.

Stabili, a livello nazionale, sono le quote destinate ai tabacchi (21 euro mensili), alle comunicazioni (48 euro), ai trasporti (339 euro) e all'abbigliamento e calzature (142 euro). Restano immutate anche le abitudini di spesa per l'acquisto di scarpe e vestiti: il 66,4% delle famiglie continua ad acquistare prevalentemente presso il negozio tradizionale, quasi il 20% presso un ipermercato/supermercato e il 12% al mercato.

Dopo un 2010 freddo per i consumi, anche l'anno in corso non presenta una ripresa significativa. Secondo l'indicatore consumi di Confcommercio a maggio sono state scommesse e lotterie, comunicazioni e ict domestico a trainare i consumi in Italia mentre battuta d'arresto per i generi alimentari. L'indice a maggio registra un +1,1% su base annua.

Confcommercio rileva che la dinamica tendenziale dell'indice di maggio riflette un aumento della domanda relativa ai servizi (+1,6%) ed un recupero della spesa per i beni (+0,9%). In particolare, Confcommercio segnala la flessione dell'1% della domanda per alimentari e bevande, a sottolineare come l'aumento registrato ad aprile sia derivato principalmente da fattori stagionali e non da una ripresa dei consumi.

 
 
Analizzando questi dati, mi convinco sempre di più,
che l'italiano medio è indebitato fino al collo.
Al nord lavorando in due, in qualche modo si va avanti,
ma,
al sud la situazione è disperata,
con entrate mensili che solo in pochi casi superano 
i 1500 euro.
Si vivacchia ancora decentemente, grazie agli
aiuti di nonni e genitori...
venendo a mancare questi (spero il più tardi possibile),
la situazione esploderà...
e sarà un bel botto!!!

Alla prossima
Nino P.

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