mercoledì 22 febbraio 2012

Cara Emma



Cara Emma:

il tuo risentimento nei confronti dei sindacati,
è giustificato dal tuo ruolo e, ne sono certo,
condiviso dalla maggior parte degli imprenditori.

In fondo al vostro cuore, magari vergognandovi
solo un pochino o forse nemmeno,
vorreste azioni forti,
come quelle dell’inizio del ventennio mussoliniano,
quando si bruciavano le camere del lavoro
ed i rappresentanti dei lavoratori venivano pestati a sangue
ed a volte uccisi.

I sindacati secondo voi, sono colpevoli
di ogni nefandezza e di tutti i guai economici
del nostro paese, se non addirittura del mondo intero.

La loro maggiore colpa è quella di difendere
i diritti dei propri iscritti e di chiunque se ne senta privato,
forse tra questi ci sarà qualche approfittatore,
come, non puoi negarlo, c’è tra di voi,
ma questo non autorizza te e nessuno dei tuoi “colleghi”
a discriminare i rappresentanti dei lavoratori e,
non autorizza me a giudicarvi tutti una massa di ladri
dedita esclusivamente al profitto selvaggio
a discapito di tutto e di tutti.

I sindacati negli ultimi 15 anni,
sono venuti incontro(esagerando colpevolmente),
ai bisogni di modernizzazione del paese,
cedendo fette delle conquiste ottenute
nel periodo postfascista,
a tutto vantaggio tuo e della tua classe.

L’estremo baluardo, bandiera di noi ultimi,
dei desaparecidos, dei parìa di questo nuovo millennio,
è l’articolo 18, che volete far passare per chissà
quale ghigliottina sulle vostre teste e,
come catena al mercato del lavoro.
Ma sappiamo benissimo io te, cara Emma,
che non è così: le aziende possono licenziare,
solo, che non possono farlo in maniera discriminatoria,
magari perché uno gli sta antipatico o perché,
al posto suo vogliono assumere qualcun altro
magari più bello.

Se l’azienda è in crisi, puoi licenziare.
Se il lavoratore ruba, puoi licenziare.
Se il lavoratore è assenteista, puoi licenziare.
Se il lavoratore ha una condotta disdicevole, puoi licenziare.

Ma forse a te ed ai tuoi colleghi,
tutto questo non basta,
forse volete essere liberi di ricattare i vostri dipendenti,
con velate o palesi minacce di licenziamento.
Forse…
chissà….

Comunque ecco cosa dice questo tanto bistrattato articolo:

L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori

L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300) afferma che il licenziamento è valido solo se avviene per giusta causa o giustificato motivo.
In assenza di questi presupposti, il giudice dichiara l'illegittimità dell'atto e ordina la reintegrazione del ricorrente nel posto di lavoro. La reintegrazione deve avvenire riammettendo il dipendente nel medesimo posto che occupava prima del licenziamento, salva la possibilità di procedere al trasferimento in un secondo momento, se ricorrono apprezzabili esigenze tecnico-organizzative o in caso di soppressione dell’unità produttiva cui era addetto il lavoratore licenziato. In alternativa, il dipendente può accettare un'indennità pari a 15 mensilità dell'ultimo stipendio, o un'indennità crescente con l'anzianità di servizio.
Il lavoratore può presentare ricorso d'urgenza e ottenere la sospensione del provvedimento del datore fino alla conclusione del procedimento.
Lo Statuto dei Lavoratori si applica solo alle aziende con almeno 15 dipendenti.
Nelle aziende che hanno fino a 15 dipendenti, se il giudice dichiara illegittimo il licenziamento, il datore può scegliere tra la riassunzione del dipendente o il vesamento di un risarcimento. Può quindi rifiutare l'ordine di riassunzione conseguente alla nullità del licenziamento. La differenza fra riassunzione e reintegrazione è che il dipendente perde l'anzianità di servizio e i diritti acquisiti col precedente contratto (tutela obbligatoria).

Cosa c’è di sbagliato in questo articolo Emma cara??

Alla prossima
Nino P.


venerdì 17 febbraio 2012

La dignità va ben oltre.



Francamente,
che qualche donna venga pagata
per mostrare le sue grazie,
non credo svilisca tutte le altre e,
men che meno, la loro dignità.
Tutte queste polemiche ad ogni tetta esposta,
ad ogni culo ostentato, le trovo esagerate
e figlie di un falso moralismo.

La dignità va ben oltre.

E poi gli uomini non sono da meno,
magari ciò che vendono è meno visibile
ma certamente è altrettanto prostituibile!
Vedi ad esempio parecchi direttorissimi di telegiornali,
giornalisti, politici e quant’altro  pronti a mettersi
proni con la faccia in basso ed il didietro ben in alto
verso il potente di turno.

No, non c’è scandalo nell’accettare
un compenso per non far nient’altro che mostrarsi in tv!

Lo scandalo
sta nel scegliere e perseguire questa via come fosse l’unica,
ed abbandonare di conseguenza tutto il resto.

Lo scandalo
sta in quei genitori che spingono le loro figlie
a vendersi al “capo” e ad infilarsi nel letto di chiunque
possa aiutarle a “sfondare”.

Lo scandalo
sta in chi, invece di premiare il merito,
premia l’avvenenza e lo sviolinamento.

Lo scandalo
sta in chi porta nei parlamenti uomini e donne
la cui unica qualità, sta nell’essere disponibile
a soddisfare le voglie di chi comanda.

Tutto il resto,
è falso moralismo!!

Alla prossima
Nino P.

venerdì 10 febbraio 2012

La povertà non è un concetto astratto



La povertà non è un concetto astratto!
La povertà, anche quando è nascosta,
è ben visibile!

Si legge nei volti della gente,
prima che nelle loro condizioni.
In un sorriso malinconico,
in uno sguardo lontano,
nell’assenza di attenzione.

Si ascolta,
in voci stanche,
sussurrate come una cantilena,
ninne nanne per i pensieri.

Si tocca,
nei negozi,
quando mani accarezzano oggetti
che non potranno avere.

La povertà
è nella vergogna di chi non vuole ammetterla.
Di chi mente
per non mostrarsi bisognoso.

La povertà
è dover scegliere!
Mangiare o vestirsi,
curarsi o divertirsi,
camminare o guidare.

La povertà
non ti lascia scelta!!

Alla prossima
Nino P.